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Grillo: il vitigno autoctono che racconta la Sicilia

Di origini misteriose, il Grillo ci porta in un viaggio che attraversa un’isola meravigliosa, raccontata da produttori appassionati.

Barbara Fassio
Barbara Fassio

Quanti di noi con l’arrivo della primavera, lasciano in un cassetto il ricordo di fredde giornate invernali, di gite sulla neve e pranzi luculliani scaldati dal calore della stufa per iniziare a fantasticare sulle prossime vacanze? Il caldo, il mare e il buon cibo degustato all’aperto o un pic nic in una verde vallata che circonda un lago di montagna iniziano a farci desiderare l’arrivo dell’estate. 

Lasciandovi sognare ad occhi aperti, vi consigliamo sia di leggere il nostro articolo che vi darà ottimi spunti di viaggio sia di immergervi in una terra che potrebbe diventare la perfetta meta per una vacanza tutta da bere. Tra panorami stupendi, città monumentali, spiagge dorate e vulcani da scalare, la Sicilia vi potrà regalare anche una speciale opportunità di assaggiare specialità deliziose, abbinate a moltissimi vini autoctoni. 

Oggi vi racconteremo uno di questi vitigni: bacca bianca, diffuso soprattutto nella Sicilia occidentale ma di origine pugliese, è il Grillo o, per gli amici, “u riddu”.

Se cercate una proposta alternativa ad bianco internazionale – uno Chardonnay o un Pinot Grigio per capirci – con una delicata nota erbacea e una brillante acidità, il Grillo sarà una piacevole scoperta, da abbinare a piatti a base di pesce e verdure.

Come, grazie ad alcuni produttori, vi abbiamo raccontato i vini rossi che si ottengono dal Nebbiolo, oggi vi faremo viaggiare attraverso i vigneti dei nostri partner che lavorano con il Grillo.

L’UVA PER UN VINO INGLESE

Il vino che oggi conosciamo come Marsala non è nato da un’idea italiana, ma deriva dall’intuizione di un mercante inglese, nel lontano 1773. John Woodhouse , assaggiato il vino che si produceva nelle case degli isolani, chiamato Perpetuo, ne intuì il potenziale e iniziò a produrlo, aumentando il grado alcolico per renderlo di più lunga conservazione. Così iniziò la storia di questo vino dolce che, ancor oggi, è famoso in tutto il mondo.  

Ma vi state chiedendo cosa c’entra tutto questo con il Grillo? Moltissimo, infatti questo vitigno per anni è stato impiegato quasi esclusivamente proprio per la produzione di Marsala, in buona compagnia di Catarratto, Inzolia e Damaschino. Il Grillo è stato scelto per dare maggiore aromaticità al vino Marsala: parliamo di scelta perché il Grillo nacque come incrocio tra Cataratto e Zibibbo (o Moscato d’Alessandria), grazie alle prove di impianto del barone favarese Antonino Mendola. Nel 1874 la nuova uva vide la luce, come ci racconta il marchese stesso: “seme di Catarratto bianco fecondato artificialmente col Zibibbo nella fioritura del 1869 nel mio vigneto Piana dei Peri presso Favara [..] la innestai nel febbraio 1872 sopra un robusto ceppo di Inzolia nera onde affrettare la fruttificazione e così ebbi il piacere di gustarne i primi grappoli nell’autunno 1874”. Prima di divenire noto con il suo nome, venne chiamato Moscato Cerletti, in onore dell’amico ingegnere a cui il marchese lo dedicò.

Teniamo conto che le storie e la natura spesso si incrociano, facendo nascere leggende e miti che uniscono persone e territori: anche per quest’uva vale lo stesso, poiché molti ne sostengono l’origine pugliese e la diffusione nella zona di Marsala in seguito alla fillossera.

marrone

Quale che siano i natali, sicuramente questo vitigno ha un grado zuccherino molto più elevato rispetto ad altre uve bianche e per questo ha avuto tale successo come base per il vino dolce della città dei Mille garibaldini. Per chi è #Affettuoso, sarà amore a primo assaggio!

Negli ultimi decenni, però, si è scoperta la bontà di queste uve, anche se vinificate in purezza. Anche grazie alla criomacerazione i produttori riescono ad imbottigliare vini di grande complessità organolettica, profumati, sapidi e particolarmente predisposti all’invecchiamento. Pompelmo, fiori di arancio e timo sono alcuni dei sentori che potreste gustare in questo vino, da abbinare facilmente con il pesce, anche crudo, e i formaggi freschi.

UNA CANTINA PONTE TRA LOMBARDIA E SICILIA

Non dimentichiamo che il Grillo viene prodotto anche in Basilicata e in alcune province della Puglia (per ben quattro IGT diverse – Murgia IGT, IGT Tarantino, Salento, IGT Valle d’Itria IGT –), ma certamente la Sicilia resta la sua terra d’elezione. E proprio qui, a Marsala (dove se no?), la cantina Caruso e Minini ha scelto di celebrarlo e di imbottigliarne tutte le peculiarità, esaltate in vigna dalla coltivazione completamente biologica. Così nasce il Palmares – Grillo Naturalmente bio, miscela perfetta di intensità ed eleganza di aromi. Caruso e Minini si dedica con sapienza a trasferire la tradizione siciliana in bottiglia, per regalare a vini centenari un’espressione moderna: dalle colline più elevate ricavano freschezza e sentori di fiori bianchi ed erbe di campo. In bottiglia ritroviamo sapidità e tenue acidità che lo rendono un vino perfetto da abbinare a piatti delicati come le tartare di pesce, ma al tempo stesso stupisce la sua equilibrata morbidezza e l’ottima struttura gustativa.

Se si desidera un fine pasto indimenticabile, invece, il Grillo Vendemmia Tardiva Tagòs è il perfetto abbinamento per formaggi stagionati o dolci tradizionali. La vendemmia tardiva permette di raccogliere acini dorati, intensi, fruttati e con note di miele ed erbe officinali

Questi vini sono riflesso perfetto del lavoro di questa cantina, nata come ambiziosa scommessa che unì la tradizione agricola della famiglia di viticoltori Caruso e la competenza nelle vendite dei bresciani Minini. Il lavoro delle figlie di Stefano Caruso, poi, ha portato una ventata di freschezza fra le botti, che ritroviamo in ogni sorso dei loro vini: ricerca della qualità che si affianca ad un impegno quotidiano per la sostenibilità ambientale.

Minini

STUDIO E SPERIMENTAZIONE IN CERCA DEL TERROIR PERFETTO

Di colore particolarmente intenso, giallo paglierino chiaro e luminoso, il Grillo si riconosce per un corpo piuttosto marcato e per l’acidità importante. I vini ottenuti da questa uva sono fruttati e agrumati: note di fiori di campo e zagara rimandano subito alle meraviglie naturali delle terre siciliane. Al palato il vino è fresco, ben strutturato con un finale piacevole, leggermente sapido e minerale. Il Grillo è un vino che sicuramente piacerà ad un Carattere #Estroverso.

Degustarlo in purezza permette di assaggiare i profumi e i sapori autentici di questa terra ricca e variegata. E’ per questo che la cantina Mandrarossa ha inserito nella sua linea di “Vini Varietali” il Bianco Sicilia DOC costituito esclusivamente da uve Grillo; vino fresco e giovane, con sentori di agrumi e fico d’india. 

Ogni bottiglia per Mandrarossa è simbolo di continua sperimentazione, verso l’innovazione. Questa ricerca di cambiamento parte dallo studio del territorio, degli habitat ideali per far sì che ciascuna varietà di uva esprima al meglio le proprie potenzialità. Innovazione per Mandrarossa è la ricerca di una nuova identità della Sicilia del vino, è tradizione che ritorna in una nuova veste.

vitigno

Il Bianco Sicilia DOC è il vino ideale per un leggero pranzo estivo, dopo una giornata in riva al mare o in escursione a scoprire vigneti abbarbicati sulle nere pendici dell’Etna. La cantina regala anche abbinamenti regionali, con ricette della tradizione, frutto della storia di famiglia: dalle zucchine a riquagghio con l’uovo, alle busiate alla carrettiera con tenerumi fino alla sciavata. L’acquolina in bocca sta venendo solo a noi?

IL BIANCO CHE PUO’ INVECCHIARE

Quando si pensa al Grillo DOC – volete sapere qualcosa in più sulle DOC? leggete qui – si deve considerare come sua principale caratteristica la predisposizione all’invecchiamento, peculiarità piuttosto insolita per un vino bianco, no?

Ciò è dovuto al suo elevato tenore acido, che però può facilmente attivare processi ossidativi, che sono responsabili dell’esalazione di note sulfuree che coprono gli aromi fruttati tipici del vitigno. La cantina Madaudo cerca di lavorare queste uve con perizia per prevenire l’ossidazione: nessuna macerazione sulle bucce e scelta dell’acciaio al posto del legno. In alternativa? Vinificazione con macerazione a freddo, che può dare vini di grande intensità organolettica, sapidi e dal fresco profumo di frutta.

bottiglie

Da quando nonno Alfio e nonno Rosario iniziarono questo progetto, la famiglia di Madaudo ha scelto di valorizzare le uve autoctone siciliane, cercando di “estrarre il massimo della qualità dalle fertili terre di Sicilia”, per esaltare la personalità di ogni vitigno.

E così sono nati il Sicilia Illustrata – Grillo DOC, dal colore giallo tenue e con delicati sentori di frutta e fiori bianchi e il Barone di Bernaj – Grillo DOC Sicilia nato per parlare di tradizione, di convivialità e di territorialità. 

Il Grillo racchiude in sé un caleidoscopio di profumi e sapori che Madaudo ha voluto fissare nel tempo con le sue etichette artistiche, che sono per noi il primo approccio ad un prodotto che ci conquisterà poi con il suo bouquet aromatico. Sostenibilità e tutela della qualità si intrecciano in un progetto vitivinicolo emozionante, che ogni giorno vive per la valorizzazione del territorio. Madaudo ci racconta con i suoi vini l’amore per la propria terra.

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